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Due per due


di Parrino
18.01.2023    |    7.229    |    3 9.6
"Lei si è zittita immediatamente..."
Caro Mattia, la corriera che riporterà da te la tua Mirella è partita da poco, e tra qualche ora potrai riabbracciarla. Come promesso, eccomi qui a scriverti della giornata passata insieme.
Con lei ho trascorso ventiquattr’ore a dir poco memorabili. Fin da quando ha messo piede fuori dall’autobus, mi son reso conto di non essermi sbagliato su di lei. Era identica, in modo quasi stupefacente, a come appariva nelle numerose foto che mi hai inviato. Incantevole e frizzante, proprio come me l’aspettavo. Nonostante fosse sfinita dalle oltre dieci ore di viaggio, del tutto priva di trucco e con indosso solo dei banali jeans e maglietta, la sua bellezza non appariva per nulla sfiorita, né la sua freschezza intaccata dalle fatiche sopportate.
Ricorderò a lungo il suo atteggiamento guardingo appena incontratomi, quel suo sorriso cordiale ma distaccato mentre ci stringevamo la mano. Il ghiaccio, però, è stato rotto abbastanza agilmente. Già in auto le ho chiesto come fosse andato il viaggio, facendola parlare a lungo dei luoghi nei quali era transitata e delle stranezze dei suoi sconosciuti compagni di avventura. Ben prima di arrivare a casa mia, già parlavamo e scherzavamo come amici di vecchia data.
I suoi occhi color del mare e i suoi denti bianchissimi erano una calamita per il mio sguardo. Probabilmente, più volte mi avrà sorpreso a fissarla avendo, però, sempre la compiacenza di non farmelo notare, per non rischiare di mettermi a disagio e, magari, lusingata da sì profonde attenzioni.
Appena arrivata non ha perso tempo, ha posato la valigia nel salone e mi ha chiesto di potersi dare una rinfrescata. Ho dovuto dar fondo a tutta la mia buona volontà per non irrompere in bagno mentre sentivo lo scroscio dell’acqua della doccia e prenderla lì, con il forte getto tiepido a bagnare il suo attraente corpo. Solo a pensarla nuda e bellissima a pochi metri da me, e con un’unica porta a dividerci, mi faceva salire il sangue alla testa. Tuttavia ho tenuto duro, in tutti i sensi.
Una volta finito, è ricomparsa in salone. Sembrava un fagotto, avvolta in quel grande accappatoio bianco. Ho cercato di guardarla con noncuranza, ma dubito di essere riuscito a celare la lussuria nei miei occhi. E mi ha fatto gelare il sangue nelle vene quando, con aria tranquilla e rilassata, mi ha chiesto: ‘Ma com’è che vi siete conosciuti tu e Mattia, che ancora non l’ho capito? Lui è stato molto vago a riguardo’. ‘Io scrivo dei brevi racconti, qualche settimana fa mi ha contattato per congratularsi e, così, abbiamo iniziato a scambiarci qualche mail’, le ho risposto. Ma lei era incalzante: ‘Da come ne parlava pensavo vi conosceste da molto più tempo. Interessante, comunque. Che genere di racconti?’. Sentendomi alle corde ho provato a evitare la domanda. ‘Magari un giorno te li farò leggere. Sarai stanca, non è il caso di parlare di questo, ora’. Per fortuna le è bastata questa risposta, perché poi ha, provvidenzialmente, cambiato argomento, ringraziandomi per l’ospitalità e sottolineando come quel test che di lì a poche ore avrebbe dovuto svolgere nella mia città le fosse capitato all’improvviso tra capo e collo, senza il preavviso necessario per poter prenotare un albergo o un B&B in periodi di alta stagione.
Detto tra noi, per me è stata davvero un’enorme fortuna.
Dopo, l’ho convinta a riposare qualche ora prima dell’esame. Si è addormentata quasi immediatamente sul mio letto, vestita di una leggerissima vestaglietta bianca con fiorellini blu. Spesso, fingendo di essere indaffarato, mi ritrovavo a passare davanti alla porta della stanza nella quale riposava. Ero in tumulto a guardare, da pochi metri di distanza, la stoffa della vestaglia salire fin quasi a scoprirle i glutei. Una volta son anche entrato, fingendo di dover prendere qualcosa dalla mensola accanto al PC, pur di poterla guardare dal basso verso l’alto. Non so come tu faccia ad avere quel culetto davanti agli occhi tutti i giorni e non impazzire di desiderio. Così tondo e sodo, un richiamo irresistibile. Riuscivo distintamente a riconoscere delle belle mutandine azzurre, e immaginare un reggiseno della stessa tinta avvolgerle quelle generose mammelle, intraviste in alcune delle foto che mi hai mandato, mi faceva eccitare all’inverosimile.
Non fosse stato per la promessa che ti feci di non cercare di scoparla durante la sua permanenza, non so come avrei potuto reagire in quel momento. E’ stato davvero difficile resistere alla tentazione di sdraiarmi accanto a lei per approfittare del suo corpo tonico e slanciato e delle abbondanti curve così ben distribuite su di esso.
Ad ogni modo, ho lasciato a fatica la stanza, scortato dal suono del flebile respiro di Mirella sul mio cuscino.
Quando si è svegliata, abbiam gustato una granita al caffè e poi si è preparata per il test. Il pantalone nero e la camicetta bianca, da lei scelti quale abbigliamento, valorizzavano il suo corpo da atleta. Il suo sedere e il suo seno spiccavano, rompendo la monotona sobrietà degli abiti indossati a favore di una incontenibile sensualità. I lunghi capelli raccolti in una lenta coda di cavallo le donavano un’aria professionale, coprendole le orecchie e, in parte, le guance, ma facendo risaltare ancor più i suoi occhi, perfettamente intonati al piccolo ciondolo della sua elegante collana.
Era molto agitata e, fuori dalla sede dell’esame, mi son ritrovato ad abbracciarla per confortarla. Aveva messo un profumo molto forte. Probabilmente mi avrebbe disturbato se lo avessi sentito in profumeria, ma lo sopportavo volentieri, pur di continuare a stringere a me quel corpo caldo e tremolante.
Le due ore lontani sono state interminabili, ma ben ripagate dal vedere il suo smagliante sorriso mentre varcava l’ampio portone di legno, con la sicurezza e la serenità di chi sa di aver fatto un buon lavoro. Mi è quasi corsa incontro e mi ha gettato le braccia al collo, ringraziandomi per l’appoggio e rassicurandomi circa il probabile esito più che positivo del test appena svolto.
La guardavo, raggiante e piena di vita, col suo viso a pochi centimetri dal mio. E lì è successo l’inevitabile. Le ho rubato un rapido bacio sulle labbra. Lei si è zittita immediatamente. Mi ha fissato per un istante e poi, come attratte da una forza invisibile, le nostre bocche si sono nuovamente cercate, baciate, morse, perse in un bacio umido quanto interminabile. Le nostre mani hanno preso a vagare sui nostri corpi. Avvertivo la solidità della sua schiena e la consistenza del suo sedere, e il suo seno premuto contro il mio torace contribuiva ad aumentare a dismisura la mia eccitazione, nonché le dimensioni del mio pene, che premeva deciso contro il suo pube.
Ci siamo catapultati a casa, baciandoci e toccandoci ad ogni occasione, ad ogni semaforo rosso, ad ogni cartello di stop.
Eravamo talmente infoiati che abbiamo iniziato a spogliarci già in ascensore. Le ho tirato su la camicia e il reggiseno per liberare le sue tette, impadronendomi dei suoi fantastici capezzoli scuri e larghi. Erano talmente duri che sembravano voler esplodere. Li baciavo, li mordevo, e i suoi gemiti contribuivano solo ad aumentare la mia foga. Anche lei non aveva perso tempo, infilandomi la sua dolce manina destra nei jeans e sfregandola contro il mio pene, già da un pezzo al massimo dell’erezione.
Non so dirti neanche come io abbia fatto ad infilare le chiavi nella toppa ed aprire la porta. Fatto sta che una volta dentro ci siamo completamente spogliati a vicenda e l’ho letteralmente sbattuta sul letto, baciandola e leccandola ovunque.
Il suo odore ci mise solo pochi istanti a spandersi per tutta la stanza. Dopo aver torturato i suoi seni fino ad arrossarglieli, baciandoli e palpandoli con foga, mi sono insinuato tra le sue gambe. Sapevo cosa aspettarmi, eppure mi sono stupito a trovare i suoi peli pubici e le sue cosce inzuppate dai suoi copiosi umori. La sua vagina era aperta e bollente, e i suoi liquidi ne sgorgavano abbondanti. Più la leccavo e più godeva, ansimando e gemendo. Quando ho preso a masturbarla, ha iniziato a gridare come un’ossessa, incitandomi a continuare. Io, naturalmente, non me lo sono fatto ripetere, alternando colpi di lingua ad affondi di dita, mangiando il suo clitoride gonfio ed esplorando in profondità le sue calde pareti bagnate. Dopo essere venuta, tremando e muovendo convulsamente le gambe, ha preso possesso del mio pene. Era assatanata. Lo segava, lo leccava partendo dal glande e procedendo lungo l’asta fino allo scroto, lo mordicchiava e lo imboccava, per quanto possibile. Il suo alito e la sua saliva investivano il mio membro, amplificando all’inverosimile il mio piacere. Quando ha capito che ero sul punto di venire, ha tirato fuori il mio pene dalla sua bocca e serrato le labbra. Così facendo, il mio sperma ha ricoperto tutta la parte inferiore del suo viso, scivolandole lungo le guance e il collo.
Prima che potesse alzarsi per ripulirsi, afferrandole un capezzolo e stringendolo con vigore, l’ho portata a schiudere le labbra per emettere un gridolino di stupore misto a piacere, e parte del mio sperma si è così riversato anche nella sua cavità orale. Le ho chiesto se le piacesse e lei, per tutta risposta, ha tirato fuori la sua lingua e, voluttuosamente, l’ha fatta scorrere lungo le labbra, assaporando lo sperma ivi depositato. Sorridendole, con un dito ho iniziato a raccogliere quello che le colava ai lati del viso, portandoglielo alla bocca. Era un piacere vederla bere così avidamente il mio seme, mostrando un ghigno soddisfatto e fissandomi con i suoi occhioni.
‘Scopami’, mi ha sussurrato dopo essersi ripulita.
Ed è per questo che a quel punto ti abbiamo contattato su Skype. La desideravo, e lei voleva ardentemente essere presa da me. Ma le ho parlato della promessa, e del fatto che non volevo romperla. Così abbiam deciso che avremmo cercato il tuo consenso prima di procedere oltre.
Avremmo potuto telefonarti, certamente. Ma poi ci è venuto in mente che sarebbe stata più eloquente e convincente una videochiamata.
Avresti dovuto vedere la tua faccia appena avviata la webcam. Non so se avessi immaginato qualcosa di simile nella tua mente. Ma, vedere la tua ragazza chinata a pecora su un letto mentre io, inginocchiato dietro di lei, le strofinavo il mio membro eretto lungo la fessura della sua vagina, sicuramente deve averti procurato emozioni molto forti.
Non puoi sapere com’era bagnato il mio pene in quel momento. Raccoglievo tutti i suoi succhi lungo la mia asta, e non hai idea di quanti ne stesse producendo. Io ero eccitato, ma lei sfiorava l’estasi. Nello specchio, potevo scorgere distintamente il suo volto, sfigurato dal godimento mentre, con gli occhi semichiusi, si godeva lo sfregamento del mio pene contro il suo sesso, agevolandomi con lenti movimenti di bacino e implorandoti di considerare nulla quella folle promessa consentendomi, in tal modo, di possederla con tutta la passione che il suo corpo incandescente bramava.
Non te l’ho fatto notare, ma mi sono anche reso conto della tua occhiata complice quando, approfittando della mancanza di lucidità di Mirella, le ho fatto promettere che, in cambio della tua benevolenza, ti avrebbe reso il favore, chiudendo un occhio e, addirittura, agevolando, ove ci fosse stato bisogno della sua influenza, una tua eventuale scappatella con un’altra ragazza. ‘Perché no’, ti dissi, assicurandomi che la tua bella stesse ascoltando, ‘Anche una sua amica, magari’.
Lei era completamente andata, avrebbe acconsentito a qualsiasi cosa in quello stato, e devo ammettere che la tua interpretazione è stata magistrale. Cadere dalle nuvole sentendo quella frase sulla sua amica, fingere totale noncuranza verso quella possibilità, pur sapendo di aver, già da tempo, ben chiaro nella tua mente chi potesse essere la vittima designata di un eventuale adulterio, e acconsentire alla richiesta della tua lei, celando la tua soddisfazione dietro un velo di rassegnato altruismo, è stata una performance da premio Oscar!
Quello che è accaduto dopo il tuo laconico assenso e la nostra frettolosa disconnessione, lo lascio alle parole di Mirella. Ci tiene a descrivertelo direttamente lei. Per cui, fra poche ore, la tua curiosità in merito verrà soddisfatta direttamente dalla tua gattina dagli occhi da cerbiatta. In attesa che anche tu riscuota il tuo premio, quel diavoletto con la faccia d’angelo che ti attizza così tanto.
Certo di aver scelto il modo a te più gradito per ricambiare il tuo altruismo, e ancora stravolto dall’avvenenza e sensualità della bella Mirella, per ora ti saluto, amico mio.
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